Lo standard POSIX richiede ai sistemi operativi di mantenere traccia della data e dell'ora dell'ultimo accesso per ogni file, da parte delle applicazioni o dell'utente, e di salvare queste informazioni temporali come parte dei dati del filesystem. Questo timestamp, chiamato atime, viene usato per identificare i file che non sono mai stati usati (per esempio per ripulire la cartella /tmp
) o per determinare se un file è stato aperto dopo la sua ultima modifica.
Un notevole svantaggio di atime è che ogni volta che si accede ad un file, il kernel deve scrivere un nuovo timestamp sul disco, almeno dopo pochi secondi di attività. Queste scritture su disco mantengono il disco e il collegamento al disco occupati, il che riduce le prestazioni ed aumenta i consumi.
Dato che alcuni programmi usano atime, disabilitarlo in modo predefinito non è pratico. Il kernel di Linux ha una caratteristica chiamata
relatime, un compromesso che consente di avere alcune delle informazioni fornite da atime senza impegnare così regolarmente il disco. Ciò funziona aggiornando il campo atime su disco solo se il file non è stato aperto dall'ultimo accesso (per fornire la nuova funzionalita di rilevamento email) o quando l'ultimo accesso si è verificato da più di 24 ore (per aiutare i programmi e gli utenti a pulire i file non usati nella cartella
/tmp
). Una versione migliorata di relatime è stata
integrata in upstream nel kernel 2.6.30, ed in seguito portata nel kernel di Fedora 11.